In Italia il numero dei proprietari di cani e di gatti è in continuo aumento: si stima che quasi 17 milioni di persone convivano con un animale da compagnia, e che la metà dei cani e oltre l’80% dei gatti hanno accesso all’abitazione del proprietario.
Una società multispecie?
Nell’ASL CN1 ad oggi oltre 84.000 cani risultano identificati con microchip e registrati nella banca dati regionale dell’anagrafe canina. Inoltre cani e gatti sempre più frequentemente sono parte integrante della famiglia, tanto che, dopo quello di società multietnica, ora si comincia a sviluppare il concetto di società multispecie, con gli aspetti positivi e i problemi legati alla convivenza tra uomo e animale d’affezione. Spesso quindi l’animale da compagnia segue il padrone in vacanza, e quando questo avviene con destinazione un Paese estero è importante che il proprietario dell’animale sia a conoscenza del fatto che in questi casi esistono degli obblighi di legge da osservare.
All’Estero con il cani e gatti: le regole da seguire
Le norme in materia hanno l’obiettivo di prevenire l’insorgenza e la trasmissione di malattie tra gli animali e da questi all’uomo, e di tutelare il benessere degli animali movimentati. Nel corso del 2016 il Servizio Veterinario dell’ASL CN1 ha rilasciato 800 passaporti per cani e per gatti destinati a viaggiare all’estero. I cani, i gatti e i furetti che seguono il proprietario all’estero devono:
a) essere identificati con applicazione di un microchip da parte del Servizio Veterinario o di un Veterinario libero professionista autorizzato dall’Asl. Come noto, per i cani l’obbligo di identificazione vale per tutti i soggetti di età superiore a 60 giorni (o anche di età inferiore in caso di cessione), indipendentemente se devono viaggiare all’estero o meno.
b) Essere stati vaccinati nei confronti della rabbia, operazione che deve avvenire sull’animale già identificato. Per poter viaggiare l’animale deve essere stato vaccinato da almeno 21 giorni dal completamento del protocollo vaccinale previsto dalle indicazioni tecniche previste per il vaccino utilizzato. La vaccinazione rappresenta una misura particolarmente importante per tutelare persone e animali quando il cane o il gatto sono diretti in Stati nei quali questa malattia molto grave è ancora presente. Un caso, fortunatamente unico ma purtroppo significativo, è quello di un turista austriaco che nel 2004 ha soggiornato in Marocco con il proprio cane; l’animale ha contratto l’infezione ed è morto dopo avere morsicato il proprietario, il quale a sua volta a un mese dalla morsicatura ha accusato i sintomi nervosi della malattia ed è deceduto.
c) Essere scortati dal passaporto previsto dalla normativa comunitaria e rilasciato dal Servizio Veterinario su richiesta del proprietario, qualora risultino soddisfatti i requisiti di identificazione, di registrazione e di vaccinazione antirabbica. Il passaporto riporta il microchip e i dati segnaletici dell’animale, nonché i dati relativi alla residenza del proprietario e gli interventi vaccinali e, quando previsti, i trattamenti antiparassitari eseguiti.
d) Essere sottoposti a visita clinica da parte del Servizio Veterinario nei 10 giorni precedenti la partenza in caso di destinazioni verso Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Esistono inoltre Paesi che richiedono ulteriori garanzie sanitarie, per cui è sempre opportuno informarsi presso il Consolato della Nazione di destinazione. Ad esempio, per i viaggi verso Finlandia, Regno Unito, Irlanda, Malta e Norvegia il cane deve essere stato trattato contro l’echinococco dal veterinario in un lasso di tempo compreso tra le 120 e le 24 ore prima dell’arrivo previsto a destinazione, e il trattamento stesso deve essere certificato dal veterinario che lo somministra nell’apposita sezione del passaporto del cane.
Un requisito da tenere presente è quello richiesto per il rientro di cani e gatti che hanno soggiornato in Paesi che non fanno parte dell’Unione Europea o che non sono tra i Paesi Terzi che l’Unione Europea equipara a paesi comunitari per quanto riguarda le garanzie nei confronti della rabbia. In questi casi per il rientro è richiesto che l’animale sia stato sottoposto ad un esame effettuato da un laboratorio accreditato per la ricerca degli anticorpi nei confronti della rabbia: questo per verificare che la vaccinazione sia stata efficace e l’animale risulti quindi con la protezione immunitaria contro l’infezione. Siccome nella maggior parte di questi Paesi non esistono laboratori riconosciuti dall’Unione Europea per l’esecuzione di questo esame, è necessario effettuare il test in Italia prima di partire, per evitare di avere problemi al momento del rientro, almeno 30 giorni dopo la vaccinazione e 3 mesi prima dello spostamento (quindi, in questo caso, del rientro in Italia).
Se si vuole portare il proprio animale all’estero è quindi opportuno informarsi e iniziare le procedure con anticipo rispetto alla data prevista per la partenza, considerato che può essere necessario anche parecchio tempo.
Giancarlo Bertola
Area Sanità Animale
Servizio Veterinario Asl CN1
