“La Regione riconosce il diritto di ogni cittadino a ricevere cure a base di cannabis e principi attivi cannabinoidi, in considerazione dei dati scientifici a sostegno della loro efficacia”: è questo l’incipit della Legge Regionale n. 11 del 15 giugno 2015, provvedimento fortemente liberale con cui il Piemonte ha sancito la legalità del trattamento a base di questa sostanza, psicotropa e stupefacente.
La Legge n. 11 allinea il Piemonte ad altre undici Regioni italiane che avevano già legiferato in materia, e definisce le linee guida per l’utilizzo e la rimborsabilità dei medicinali cannabinoidi, da riservare a quei pazienti che non hanno ottenuto risultati con i protocolli standard, individuando sei indicazioni per cui questi prodotti possono essere dispensati con onere a carico del Servizio Sanitario Nazionale:
– analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale);
– analgesia nel dolore cronico (in particolare di origine neurogena);
– effetto antiemetico nella nausea e vomito causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV;
– effetto stimolante l’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa;
– effetto ipotensivo nel glaucoma;
– riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Tourette.
Nei primi giorni del 2017 è cominciata la distribuzione della cannabis prodotta in Italia dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (SCFM), la varietà FM2, costituita, secondo quando riportato dal DM 9/11/15, “da infiorescenze femminili non fecondate, essiccate e macinate”. La cosiddetta “cannabis italiana” è frutto di un’accurata selezione genetica operata dai tecnici dello SCFM: è caratterizzata, infatti, da un preciso equilibrio tra i due principi attivi presenti nelle infiorescenze, il THC (5-8%, responsabile dell’attività antiemetica, stimolante l’appetito e ipotensiva sulla pressione endooculare) e il CBD (7,5-12%, dotato di attività antinfiammatoria, analgesica, ansiolitica e antiepilettica). Sarà allestita e dispensata dalle farmacie ospedaliere per quanto riguarda le sei indicazioni regionali rimborsabili, mentre le farmacie convenzionate si occuperanno di tutte le altre prescrizioni, in questo caso a carico del paziente. Come via di somministrazione sono previste quella orale (decotto) e quella inalatoria, mediante l’uso di uno specifico vaporizzatore.
Acclamata da molti come conquista sociale e panacea a tutti i mali, la legalizzazione della cannabis ad uso medico, pur catalizzando su di sé l’attenzione mediatica, non ha ancora convinto del tutto la comunità scientifica, che chiede a gran voce la pianificazione di studi clinici razionali per testare in modo oggettivo questo tipo di terapie. Ad oggi, infatti, l’efficacia e la tollerabilità della cannabis rimangono dati controversi. L’ultima in ordine temporale a pronunciarsi è stata la SIF (Società Italiana di Farmacologia) che, con un comunicato datato 6 febbraio 2017, ha voluto sottolineare l’assoluta necessità di osservare in modo rigoroso i principi di appropriatezza diagnostica e prescrittiva. Tra le raccomandazioni: valutare attentamente i dosaggi, considerare le possibili comorbidità e interazioni con altri farmaci, approfondire le abitudini di vita e il background sociale del paziente, tenendo conto dell’elevato rischio di abuso associato all’utilizzo di questa sostanza.
Maria Botto
Farmacista Borsista
Farmacia Ospedaliera di Mondovì