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L’unica cura è non ingerire glutine

La celiachia è un’intolleranza al glutine che si manifesta con svariati sintomi. I più comuni sono: dolori al ventre, gonfiore, dissenteria, vomito, costipazione, feci pallide, maleodoranti o oleose, dimagrimento, anemia. Si tratta di una affezione dell’apparato gastro-intestinale (mucosa e villi del digiuno). In greco moderno infatti “koiliakòs” significa intestinale e deriva dal greco antico koilìa, cioè cavità, intestino, ventre. Fino al 1945 circa, la celiachia come sindrome non aveva neppure un nome o una codifica, né si era risaliti a una causa certa. Fin dall’antichità. Areteo di Cappadocia, medico in Roma nel I° secolo d. C., ne diede una prima descrizione come disturbo da cattivo assorbimento con diarrea. Altre osservazioni di medici nel corso dei secoli integrarono la diagnosi, riferita a cibi “altamente amidacei”. Compresero anche che un rimedio poteva essere una dieta di evitamento, ma con soluzioni a dir poco “fantasiose”, come diete prevalentemente a base di cozze, o di banane, o senza verdura e frutta. Nel 1950, si scoprì che era il glutine, l’elemento che scatenava i sintomi.

I malati di celiachia in Italia sono in aumento. In Piemonte il numero di celiaci è 11732 cioè il 6,8% della popolazione regionale, con un costante incremento. I maschi celiaci in Piemonte sono 3350, le femmine 8382, più del doppio (dati del 2014). In crescita anche nel territorio dell’Asl CN1: a fine 2012 erano 918 (di cui 273 maschi), al 31 dicembre 2015, 1156 (321 maschi).

Il glutine nei celiaci porta a infiammazione cronica dei villi intestinali con disturbi di malassorbimento. Le cause della celiachia sono multifattoriali legate anche alla genetica. Esistono molte forme di celiachia: c’è una forma tipica (si manifesta di solito in età pediatrica), una atipica (con sintomi sfumati a varie età) e una silente (anche in tarda età, magari scatenata da altre malattie). La diagnosi si effettua con la ricerca di anticorpi specifici nel sangue e biopsia intestinale. L’unica cura è evitare tutti gli alimenti contenenti glutine.

La legge 4/7/2005 n.123 sancisce l’obbligo di accoglienza e di tutela del celiaco nelle mense collettive (scolastiche, per anziani, aziendali) e prevede anche di agevolare l’inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche e sociali. E’ una legge etica che tutela la salute della persona. Nella nostra Provincia il SIAN (Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione) opera sulle mense scolastiche e sugli addetti ad esse con un costante lavoro di informazione, formazione e prevenzione (dal 2014 ad oggi l’Asl CN1 ha effettuato 147 interventi di controllo nelle mense collettive per la verifica della corretta procedura di somministrazione dei pasti; 88 corsi di formazione e di sensibilizzazione al problema, con la partecipazione complessiva di circa 1000 persone).

La ricerca è impegnata per trovare una “pillola” che permetta al celiaco di tornare a mangiare i gustosi cibi con glutine.

La pillola dovrebbe diminuire la permeabilità intestinale al glutine, impedendo che esso “entri” nei villi, infiammandoli. Inibirebbe infatti una proteina detta zonulina. I celiaci avrebbero una maggior produzione di zonulina rispetto ai non celiaci e per questo la loro mucosa perderebbe la funzione di barriera. In altri studi l’industria alimentare cerca di mettere a punto un processo che renda il glutine innocuo tramite una proteasi che lo denaturi.

Pietro Luigi Devalle
SIAN Asl CN1

 

Cos’è il glutine

Parte proteica “collosa” (permette alla farina di lievitare senza rompersi) presente nel frumento (anche nel kamut, che è una varietà di frumento), nel farro, nella segale, nell’orzo, nel triticale, nell’ avena (anche se per prudenza se ne sconsiglia l’assunzione, pare che l’avena per motivi ignoti, pur contenendo glutine, non sia “tossica” per il celiaco).

 

 

 

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