Lieve, moderata, severa e grave: questi i livelli di gravità con cui si classifica l’asma bronchiale.
Il dottor Paolo Noceti (in foto), Direttore della Struttura di Pneumologia dell’AO Santa Croce e Carle, chiarisce che “l’asma è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree ed è tra le più diffuse al mondo. Colpisce tutte le fasce d’età e tutte le classi sociali”.

I numeri dell’asma: quantificare un fenomeno
300 milioni le persone che soffrono di asma nel mondo
2 milioni e 600 mila i casi in Italia di cui 300 mila affetti da asma grave
1 paziente su 3 ha meno di 14 anni
Riprendendo quanto detto, l’asma è, dunque, una condizione di disturbo perenne in cui i medici devono portare il paziente ad avere una vita priva di sintomi. Questo si può ottenere seguendo le terapie che aiutano il malato a riconquistare una vita “normale”.
Il momento più importante è quello della diagnosi: comprendere la malattia nelle sue diverse manifestazioni cliniche e meccanismi patogenetici di base aiuta a indirizzare la scelta terapeutica in modo personalizzato e mirato. Gli schemi terapeutici sono da adattare al caso specifico anche perché “si può andare incontro a periodi di relativo miglioramento, ma anche di improvviso peggioramento con attacchi acuti che, talora, possono rappresentare delle vere e proprie emergenze”, prosegue Noceti. Pertanto, il medico, e soltanto lui, può decidere quando è il caso di modificare la terapia: le fasi di step up e step down, ovvero di “salita” o “discesa”, di prescrizione sono da valutare a seconda della risposta del soggetto in cura.

Dettaglio della locandina del corso “Asma grave” tenutosi a Cuneo lo scorso 27 ottobre.
Altro aspetto da considerare è il monitoraggio della malattia che è essenziale per raggiungere il controllo dell’asma e, per quel che riguarda l’asma grave, prevede e necessita accessi facilitati presso centri di riferimento.
A Cuneo, nel nostro ospedale, sono trattati 300 casi di asma grave. A gestirli, un team che si compone di professionisti afferenti alla struttura di pneumologia, certo, ma coadiuvati dagli specialisti della fisiopatologia e allergologia respiratoria. L’azienda è entrata a far parte delle 63 strutture di alta specialità identificate sul territorio nazionale.
“Siamo un centro di riferimento qualitativamente elevato” tiene a specificare Noceti “che può farsi carico della gestione a tutti i livelli di gravità e il gruppo di lavoro può fornire globalmente la massima attenzione diagnostica. Nel caso di asma grave c’è anche la possibilità di ricovero”.
Sintomi
– difficoltà respiratorie che possono essere di tipo accessionale (allergie) o derivanti da attacco virale con crisi tussigene di tipo irritativo
– sensazione di “fiato corto”, sia in situazioni quotidiane che sotto sforzo fisico
2 tipi di asma
– allergica per cui è prevista la terapia vaccinica (il paziente riceve stimoli che sul sistema immunitario vanno a controllare l’asma)
– stagionale che si manifesta in alcune stagioni ed è scatenata da pollini, erbe e piante
Cose da non fare
– autogestione della terapia. Quando i sintomi diurni e notturni migliorano si tende a ridurre, o addirittura abbandonare, le indicazioni dello specialista: questo può portare alla compromissione dei risultati fin lì ottenuti.
Come possiamo difenderci dal momento che le statistiche ci dicono che la malattia è in progressione nonostante le cure, negli anni, siano migliorate? Senza dimenticare che l’asma è una condizione genetica e il polmone è già stressato normalmente dall’ambiente, per variazioni ambientali, inquinamento urbanistico, o attacchi virali sempre più frequenti, dobbiamo innanzi tutto fare attenzione a ciò che ci circonda. La nostra casa, spesso, è l’habitat ideale per gli acari della polvere che trovano rifugio, si annidano e proliferano su peluche, cuscini, coperte e tende.
Il direttore della Pneumologia del Santa Croce e Carle, tuttavia, ci rassicura: “oggi l’asma può essere trattata efficacemente grazie alla diagnosi corretta e precoce, l’osservanza dei controlli e l’aderenza alle terapie. La maggior parte dei pazienti, infatti, riesce a raggiungere un buon controllo della malattia, senza sintomi, e a ridurre al minimo il rischio di pericolose riacutizzazioni ottenendo dei buoni risultati in termini di qualità di vita”.
Luisa Perona