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Salerno, anno 1100 circa. In un giorno imprecisato alla Scuola medica, prima Università di medicina in Europa, è grande festa (o almeno ci piace immaginare sia stato così). Trotula de’ Ruggiero è “medichessa”.
La ragazza, di origini nobili e longobarde, anni prima aveva assistito alla morte della madre per il parto. Quel giorno, probabilmente, segnò il punto di rottura tra un “prima” e un “dopo” nella sua vita: diventò “smaniosa di sondare il mistero della salute, del sangue e della morte” ottenendo di frequentare la Schola Salernitana. Lo stesso istituto sarà frequentato anche da Rebecca Guarna, Abella Salernitana, Mercuriade e Costanza Calenda, le cosiddette “mulieres Salernitanae”.

Sposata con Giovanni Plateario, medico, ebbe due figli maschi. Tra la cura della casa, del marito e dei figli, Trotula trovò il tempo di praticare la sua professione e approfondire gli studi relativi alla medicina femminile. Sue sono le pagine dei trattati “De passionibus mulierum, ante, in, et post partum”, un innovativo manuale di ostetricia e ginecologia, “Sui cosmetici delle donne” (De ornatu mulierum) e “La pratica medica secondo Trotula”.

In anticipo sui tempi, rifiutava l’idea che le malattie fossero dovute a una punizione divina e credeva nella prevenzione. Come ostetrica si occupò di curare le infezioni, insegnare alle levatrici le norme igieniche, ma si spinse oltre a parlare di quelli che potremmo definire temi taboo come il ciclo mestruale, la gravidanza, le patologie dell’utero, il parto e le relative complicazioni (sottolineò, ad esempio, la necessità di proteggere il perineo e parla della sutura delle lacerazioni dello stesso derivanti dal parto). È così moderna e femminista da confrontarsi con studiosi, uomini, arabi e normanni, interrogandosi sull’autopsia, allora proibita, e sulla chirurgia, applicata solo dagli “infedeli” islamici di Avicenna. Nei confronti della sessualità, poi, si dimostrò aperta e forse anche un po’ sfrontata parlandone senza moralismi: consigliava alle donne di avere rapporti intimi regolari ed era convinta – in contrasto con le credenze di allora – che la causa dell’infertilità fosse da ricercarsi anche negli uomini.

Nel suo trattato sui cosmetici, Trotula fornì vere e proprie ricette di bellezza: interessanti sono le indicazioni fornite per la preparazione di intrugli per imbiondire o scurire i capelli, addolcire la carnagione disidratata, curare le labbra screpolate e le imperfezioni della pelle, eliminare rughe e lentiggini. Anche nel campo della cosmesi si dimostrò all’avanguardia, con un atteggiamento che oggi definiremmo multiculturale, consigliando creme depilatorie, spesso con ingredienti che si rifacevano alla tradizione araba e mediorientale, e suggerendo addirittura alcune pratiche rivolte alle ragazze che avessero avuto rapporti sessuali prima del matrimonio e volessero tornare “pulzelle”.

Oggi sembra tutto un po’ banale, nell’XI secolo, in pieno Medioevo, il tutto doveva avere la forza di una rivoluzione.

Luisa Perona

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