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“La malattia è come un viaggio in una terra sconosciuta della quale ignoriamo tutto”, scrive Sandro Spinsanti. E un viaggio in paesaggi ignoti e impervi è più gestibile se lo si fa con qualche compagno di viaggio.

La scrittura favorisce la consapevolezza e la narrazione della propria storia di malattia. Aiuta a mettere ordine, ad affrontare esperienze dolorose e sentimenti difficili da contenere e tollerare. Può essere un mezzo di riscatto, che trasforma il dolore in voglia di combattere e dà al soggetto un rinnovato senso di forza interiore, che spesso la diagnosi fa vacillare.

Scrivere in gruppo favorisce l’attivazione di risorse e il sostegno alla speranza, agevola il cambiamento di prospettiva e la sensazione di conforto che nasce dalla condivisione dell’esperienza con chi sta navigando nello stesso mare in tempesta.

Sono queste le ragioni che ci hanno portati a realizzare il progetto “Scriviamoci su”: accanto alla terapie mediche è importante offrire a chi si scontra con la malattia oncologica uno spazio, accuratamente preparato, in cui poter condividere e rielaborare l’esperienza di malattia. Dal momento della diagnosi in poi i malati iniziano il complesso viaggio nella patologia oncologica. Viaggio spinoso e irto di ostacoli, ma che spesso può anche essere vissuto come fonte di crescita umana. Raccontare il proprio percorso e la propria lotta con carta e penna può essere uno strumento prezioso per favorire la ricerca di un senso anche nello smarrimento della malattia e per affrontare la malattia con resilienza.

Il progetto “Scriviamoci su”, avviato nel 2014, presso l’Azienda Ospedaliera S.Croce e Carle di Cuneo, nasce dalla collaborazione tra il Servizio di Psicologia Ospedaliera e la S.C. Oncologia è strutturato in percorsi di gruppo, cui partecipano 6-8 pazienti per la durata di 5 incontri di scrittura di due ore, guidati da una psiconcologa affiancata da un’infermiere dell’oncologia.

A fuoco vivo, con lievito madre e farina integrale è il pane che viene prodotto in un laboratorio cuneese, che ha deciso di recuperare la tradizione del pane cotto al forno e preparato con cura e prodotti naturali non rielaborati.

Questa genuinità è la miglior analogia per descrivere lo stile delle testimonianze raccolte e pubblicate nel testo Parole a fuoco vivo: una selezione di scritti dei partecipanti ai vari percorsi di gruppo. Ognuno di loro ha superato o sta combattendo con una patologia oncologica: hanno età diverse e malattie differenti, ma sono accomunati dall’entusiasmo per la narrazione e la condivisione. Nessuno di loro (o quasi) ha alle spalle competenze letterarie o master di scrittura, ma tutti hanno tratto giovamento dal tracciare con la penna la storia delle emozioni e dei pensieri scaturiti dalla convivenza con la malattia.

 “Ho ringraziato, come continuo a fare tutt’ora, mi sembra di essere nata una seconda volta, mi sono sentita addosso un’energia incredibile e tutti quelli che conoscevo mi chiedevano quel era quella cosa che mi stava dando quella marcia in più. Confesso che a volte ho temuto di essere pazza e inconsapevole eppure a distanza di mesi l’effetto continua…ho ancora da imparare tante cose. (Marta)

“Fulmine a ciel sereno, così definisco il mio “incontro/scontro” con la malattia. Accettare che era successo, proprio a me. Accettare le consapevolezze di un lungo percorso che avrei dovuto fare per rivedere il sole e sentire i suoi raggi caldi sul mio viso” (Bianca).

 

Ecco, forse la vera e unica risorsa che ho saputo tirar fuori è stata quella di vivere al di fuori degli schemi mentali che per 33 anni avevano caratterizzato la mia vita, e a pensarci bene è stata una bella rivoluzione (Paolo).

Tutte le storie raccontate sottolineano il dolore e lo sconcerto di fronte alla diagnosi, ma ogni partecipante ha trovato un modo, il suo, per uscire dal tunnel e aprirsi ad una nuova esistenza. Una nuova strada, possibile grazie alla innata capacità dell’uomo di adattarsi ai cambiamenti, piacevoli o dolorosi, che la vita in un mondo mutevole richiede.

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