L’urina nel mondo antico ha sempre occupato un posto di rilievo, come dimostrano i suoi appellativi: “Fonte dell’eterna giovinezza”, “Frutto della Vita”, “Fontana d’oro, “Acqua Santa”, “Nettare Celeste”, “Oro del sangue”. Con il nome di amaroli, (in Sanscrito amar significa immortalità) è ricordata in antichi testi indù, come il Damar Tantra in cui la pratica si chiama “Shivambu Kalpa”. Il Papiro di Ebers, trattato di medicina dell’antico Egitto (XVI secolo a.C.), offre 55 ricette mediche a base di urina. In India e Cina si consigliava di bere urina per potenziare la propria energia sessuale.
L’urina mescolata con erbe o frutti è la medicina base del monaco tibetano che segue le orme del Buddha Gautama Siddharta. Perfino Krishna, viene onorato con impacchi di sterco sacro di mucca e docce di urina di mucca. Anche presso il Talmud, testo sacro dell’ebraismo, si trovano richiami all’uso dell’urina animale e umana come medicinale, per curare ittero, gotta e altri disturbi.
Ampie sono le testimonianze di fonti greche (Galeno, Ippocrate, Diodoro Siculo) e romane (Plinio nella sua Historia naturalis consiglia di usare urina per ferite e malattie della pelle).
Al figlio Tito che gli rimproverava la vectigal urinae (tassa sull’urina) imposta a coloro che si procuravano l’urina delle latrine pubbliche (conciatori e addetti al trattamento della lana), l’imperatore Vespasiano avrebbe risposto “Pecunia non olet” (il denaro non puzza). Le proprietà sbiancanti dell’ammoniaca contenuta nell’urina erano ben note nel mondo romano.

Le toghe – che dovevano essere candide, soprattutto se indossate dai politici sotto elezioni (candidati) – venivano messe in grandi tini colmi di urina e cenere, poi gli uomini vi saltavano sopra per sciogliere lo sporco. Si usava anche per rendere smagliante il sorriso, tanto che Catullo prendeva ferocemente in giro un tale Egnazio: “Più i tuoi denti sono candidi, più attestano che tu hai bevuto urina!” (Carme 39).
Anche gli Etruschi praticavano l’urinoterapia nella cosmesi per rendere la pelle più luminosa e nella pulizia dei denti, sbiancati con una mistura di corallo rosso, tartaro di vino bianco, polvere di osso di seppia e marmo, il tutto mischiato con le proprie urine. Molti altri ancora sono i richiami all’urinoterapia presso la storia del Medioevo, dove era usata da contadini, maghi e streghe, come testimoniano i testi di alchimia. L’Islam proibiva l’auto-urinoterapia, ma permetteva l’uso delle urine del cammello, pratica ancora oggi diffusa in varie regioni.
Oggi l’urinoterapia è una branca della medicina alternativa, da alcuni considerata come una panacea per varie malattie, dalla semplice influenza a patologie più gravi come polmoniti, tumori, morbo di Parkinson. Non esiste alcuna prova scientifica in grado di confermare la sua efficacia, l’unica utilità dell’urina in campo medico è costituita dall’analisi che ne viene fatta per fini diagnostici.
Cristiana Lo Nigro