IL DONATORE SAMARITANO
Dal 2010 il tema è all’ordine del giorno e ha assunto un aspetto rilevante
Il trapianto di uno o più organi a scopo terapeutico, ovvero, la possibilità di poter sostituire ad una persona un organo non più funzionante o con una capacità funzionale residua, rappresenta, certamente, una opzione terapeutica valida ed affidabile, che si tratti di patologie acute (ad es. epatite fulminante da amanita phalloides) o croniche (ad es. grave insufficienza cardiaca, renale, epatica, polmonare) ed è considerata pratica ormai consolidata, quasi ordinaria.
Dedichiamo la nostra attenzione al “trapianto di rene da donazione samaritana”, ovvero un donatore vivente che “senza un legame affettivo e senza un legame di consanguineità con i riceventi offre un organo alla collettività, quindi non ad uno specifico ricevente, senza alcuna remunerazione, a titolo totalmente gratuito”.
Questo gesto altruistico che talvolta permette di salvare la vita a una persona o comunque a garantirgli, sicuramente, una migliore qualità di vita, adesso, è consentito anche in Italia e solo per il rene. In ambito internazionale questo tipo di donazione è ammessa negli USA, in Olanda e in alcuni paesi scandinavi.
In Italia la donazione samaritana è rimasta sotto traccia fino al 2010 quando l’offerta di tre donatori samaritani senza alcuna relazione fra loro, dà al tema stesso un aspetto rilevante. Nell’aprile dello stesso anno, il Comitato Nazionale di Bioetica cui venne sottoposta la questione, si pronunciò favorevolmente sottolineando che: ” tale forma di donazione dovesse essere esercitata nel rispetto del reciproco anonimato del donatore e del ricevente e che l’informativa da dare al donatore per formare il suo consenso da parte della struttura medica fosse completa ed esauriente sui rischi fisici e psichici che il gesto implicava “.
Anche il Consiglio Superiore di Sanità espresse parere positivo. Recepiti questi pareri favorevoli è stato chiesto al Centro Nazionale Trapianti la gestione di un programma di carattere nazionale, con la messa a punto di protocolli che prevedono un iter specifico e scrupoloso per la valutazione clinica e strumentale del donatore, la valutazione psicologico/psichiatrica, assieme ad una valutazione di parte terza che viene compiuta da una commissione nazionale. Superate queste fasi, il donatore samaritano è considerato idoneo e inserito all’interno di un protocollo gestionale per l’allocazione dell’organo.
Il primo trapianto
Il primo trapianto di rene da donatore samaritano in Italia risale all’aprile 2015. L’intervento è stato eseguito a Milano su una donna. La donazione ha innescato una serie di trapianti incrociati nella cosiddetta modalità “cross over”, un effetto domino che ha consentito a 5 coppie che erano risultate incompatibili tra loro a livello immunologico o per gruppo sanguigno, di donare e ricevere un rene, creando così una vera e propria catena di donazioni e trapianti.
Il trapianto cosiddetto “cross over“, al di là della donazione samaritana, era comunque già previsto, sperimentato, validato, previa iscrizione dei pazienti riceventi e dei donatori in un apposito programma. Allora un genitore che desideri donare un rene al proprio figlio, ma risulti biologicamente incompatibile, potrà donarlo al figlio di un’altra coppia; il genitore compatibile del paziente trapiantato a sua volta lo donerà al figlio della prima coppia.
Un singolo gesto di generosità, di solidarietà può significare, quindi, dare una nuova speranza, l’opportunità di una migliore qualità di vita a più persone.
Pasquale Portolese
Anestesista – Rianimatore
Coordinatore ospedaliero prelievo tessuti e cellule
Ospedale di Savigliano
“Quello che avrai donato, questo solo sarà la tua ricchezza per sempre”
(Marco Valerio Marziale)