La nuova frontiera della chirurgia: quasi 500 interventi in 3 anni con Da Vinci. Si chiama così il robot donato a giugno 2013 dalla Fondazione Crc all’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle. È uno strumento all’avanguardia, che consente al medico di praticare interventi manovrando, a distanza, un braccio meccanico capace di eseguire comandi. Concettualmente si tratta della stessa tecnica, più familiare, della PlayStation: una console che attraverso comandi impartiti da mani e piedi riconosce e attua movimenti finissimi. In Italia sono un’ottantina gli apparecchi e rappresentano un ulteriore passo nell’ambito della chirurgia mini-invasiva. Il medico è fisicamente distante dal campo operatorio e siede ad una console, dotata di monitor, dalla quale comanda il movimento dei bracci robotici a cui vengono fissati i ferri chirurgici (pinze, forbici e dissettori), da un’équipe presente in sala. Le indicazioni sono essenzialmente quelle praticabili in modalità laparoscopica. Al Santa Croce ad alternarsi nell’uso di Da Vinci sono chirurghi e urologi, come spiega Carlo Ambruosi, uno dei quattro urologi dedito alla robotica: “Nella nostra branca ha rappresentato un cambiamento epocale. Abbiamo effettuato circa 190 interventi: 150 sulla prostata e 40 sui reni. I chirurghi sono a ben 270: prevalentemente ernie iatali, resezioni rettali e neoplasie addominali. La metodologia è particolarmente adatta ai distretti anatomici in cui vi è poco spazio e grande necessità di sutura”.
In che cosa consiste?
I bracci meccanici consentono una visione tridimensionale con un’immagine più ferma rispetto alla laparoscopia tradizionale. Hanno, inoltre, un grado di libertà a 360°, superiore quindi al polso umano, che facilita resezioni e suture. La metodica comporta anche la riduzione del personale in sala operatoria.
Quali sono le indicazioni urologiche?
In campo urologico è ideale per la rimozione radicale della prostata, la tumorectomia renale, in cui si asporta solo la massa neoplastica e sulle cavità renali, per le pieloplastiche ricostruttive.
Quali sono i vantaggi dell’uso del robot?
Il robot è un facilitatore: ha ‘democraticizzato’ la chirurgia. Permette di eseguire un intervento più accurato, riducendo il sanguinamento e il danno tissutale. Il dolore post-operatorio è minore e la degenza più breve. Nel caso della prostata evita, in elevata percentuale, il danneggiamento dei nervi, consentendo la conservazione della potenza sessuale e la continenza.
E gli svantaggi?
I costi: il sistema e i materiali monouso rendono la spesa di ogni intervento molto elevata. Si stanno studiando formule di utilizzo intensivo e magari in condivisione per abbattere la spesa mediante l’acquisto di materiale su vasta scala.
È dispendiosa la formazione?
Decisamente meno che per diventare un abile laparoscopista.
Il primo robot chirurgico usato su esseri umani fu messo a punto nel 2000 negli Stati Uniti, dove il numero degli interventi ebbe immediatamente crescita esponenziale.