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Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il counselling è un processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta le persone a risolvere/gestire problemi e a prendere decisioni. Esso coinvolge un “cliente” e un “counsellor”: il primo è un soggetto che sente il bisogno di essere aiutato, il secondo è una persona esperta, imparziale, non legata al cliente, addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1989).

Il farmacista è l’esperto del farmaco e di tutte le problematiche ad esso connesse, il suo ruolo si è trasformato nel corso degli anni diventando anche farmacista clinico e counsellor.

Nella maggior parte dei casi, in seguito a ricovero o visita, il paziente e i parenti, si sentono spaesati e confusi, spesso non esprimono al medico tutti i dubbi, per timore di essere considerati apprensivi o semplicemente perché alcune domande sorgono dopo il colloquio con il clinico. Il passaggio in farmacia risulta quindi una tappa molto delicata, in cui il paziente ha avuto tempo di elaborare le parole del medico, si sente pronto a fare domande e cerca nel farmacista un consulente attento e disposto a dedicargli tempo.

 

Il counselling consente al farmacista di integrare la consulenza effettuata al momento della consegna del farmaco, mettendo in gioco le proprie competenze specifiche (modalità di assunzione di un farmaco, posologia, interazioni tra farmaci, interazioni farmaco-cibo, modalità di conservazione, siti e modalità di somministrazione, possibili effetti collaterali, istruzioni su come procurasi il farmaco per le volte successive, gestione dei farmaci con piano terapeutico ecc..) con la relazione di aiuto ovvero, un processo nel quale un soggetto attraverso l’offerta di tempo, attenzione e rispetto, talvolta col sostegno di specifiche metodologie, aiuta un altro che è in difficoltà.

 

 

L’ap­proccio tradizionale di fornire informazioni, in cui il paziente ha un ruolo passivo è ormai superato, in quanto non consente al farmacista di verificare quanto realmente il paziente abbia compreso della sua terapia. Per dare l’opportunità al paziente di esprimersi al meglio è molto importante l’approccio interattivo, che prevede di coinvolgere attivamente il paziente nel pro­cesso di consultazione. Questo passaggio è fondamentale per verificare il grado di apprendimento.

Altro metodo per colmare il gap di informazioni tra professionista della salute e paziente è l’utilizzo di domande aperte, grazie al quale il farmacista fornisce informazioni mirate e adeguate al singolo paziente, lad­dove sono carenti o errate.

La distribuzione dei farmaci alla dimissione rappresenta un’importante opportunità per ga­rantire la continuità assistenziale ospedale-territorio, l’appropriatezza di utilizzo dei farmaci nonché la razionalizzazione della spesa farmaceutica pubblica. Allo stesso tempo è un momento di incontro con il paziente, un’opportunità per informarlo ed educarlo sulla terapia, uno strumen­to efficace di monitoraggio dell’aderenza terapeutica e rappresenta un momento di ascolto in cui il paziente riferisce dubbi o perplessità sul suo stato di salute.

Andreina Bramardi

Direttore S.C. Farmacia Ospedaliera Asl CN1

Sara Fia

Farmacista Borsista Asl CN1

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