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Controllare lo stato clinico di un paziente con pacemaker o defibrillatore, con dispositivi per la resincronizzazione cardiaca e loop recorder senza la presenza fisica dello stesso in ambulatorio? È tutto vero ed è possibile grazie all’home monitoring, un progetto partito all’ospedale di Savigliano che permette il monitoraggio cardiologico a domicilio.

Tutti i moderni impianti sono in grado di memorizzare una quantità sempre maggiore di informazioni diagnostiche: siano queste più tecniche e legate strettamente al funzionamento del dispositivo – valutazione continua dello stato della batteria e delle funzioni di sensing, soglia e impedenza – siano invece queste relative allo stato clinico del paziente – incidenza di aritmie, misure fisiologiche, indicatori della funzione cardiovascolare.

Il numero e la complessità clinica dei pazienti che giungono nei centri di cardiostimolazione è in continua crescita. Questo è dovuto a diversi fattori tra cui, in primis, l’invecchiamento della popolazione, ma anche al fatto che lo scompenso cardiaco rimane ancora tra le principali cause di morte e ospedalizzazione. Va da sé, quindi, che il controllo dei pazienti con dispositivi impiantabili costituisce, per le strutture sanitarie, un carico di lavoro pesantissimo e difficile da sostenere a breve-medio termine. In altre parole, dal momento che il paziente può, in certi casi, partecipare attivamente alla raccolta delle informazioni, il monitoraggio elettronico può rappresentare una risposta al consistente consumo di risorse sanitarie.

I controlli, generalmente, sono effettuati ogni  tre/dodici mesi a seconda della complessità della struttura, del caso e del dispositivo usato. Inoltre, molti casi richiedono visite addizionali, non programmate, per analizzare sintomi legati alla patologia o all’impianto, ma anche altri accertamenti  slegati dalla cardiopatia. Il controllo remoto garantisce, quindi, l’identificazione precoce dei cambiamenti dello stato clinico del paziente – aritmie atriali e ventricolari, trend della frequenza cardiaca progressione dello scompenso –  permettendo una valutazione tempestiva dei cambiamenti terapeutici da apportare e riducendo ed ottimizzando, di conseguenza, il numero dei follow-up ambulatoriali.

Altro vantaggio per i pazienti trattati, spesso molto fragili, anziani e con difficoltà varie che possono essere motorie, di infermità o più semplicemente geografiche, di trasporto e logistiche, è la riduzione delle visite di controllo ambulatoriali e delle riospedalizzazioni con il conseguente miglioramento della qualità della vita del paziente stesso.

Fondamentale è sottolineare che l’home monitoring non sostituisce in nessun modo il percorso dell’urgenza-emergenza che segue quello tradizionale, ma è da intendersi soltanto come un diverso modo di organizzare l’assistenza.

Luisa Perona

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