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Interventi che cambiano letteralmente la visione. Proprio per questo lo chiamano “effetto wow”: una procedura ambulatoriale di pochi minuti, dopo cui il paziente sperimenta immediatamente un cospicuo miglioramento della vista. Si tratta dell’impianto di lenti intraoculari (ICL), che l’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle effettua da una decina di anni, unico centro in Piemonte e tra i pochi in Italia. Ne parla Agostino Vaiano, direttore del reparto di Oculistica, esperto e precursore della tecnica nel cuneese: “L’intervento viene praticato per la correzione delle miopie gravi, con o senza astigmatismo, che non sarebbero correggibili con il laser. Riguarda, quindi, soggetti con deficit visivo superiore alle 8 diottrie oppure con cornea inidonea ad altri tipi di correzione.

Ci sono rischi?

Sono statisticamente irrilevanti, poiché non si intaccano la cornea né il cristallino. Si posiziona la lente dietro l’iride, davanti al cristallino. Non rimuovendo nulla, la procedura è reversibile e il paziente potrebbe optare per tornare allo stato precedente. In realtà non mi è mai capitata questa situazione, dal momento che con l’intervento

la qualità di vita subisce un notevole miglioramento, liberando il paziente dalla necessità di occhiali e di lenti a contatto

Come si effettua l’intervento?

In regime ambulatoriale: la manovra, con somministrazione di anestesia topica, dura pochi minuti. Una micro incisione all’estremità della cornea permette di inserire la lente, con una procedura del tutto indolore e che non richiede sutura. Generalmente dopo pochi giorni si può intervenire sull’altro occhio. Il paziente viene dimesso poche ore dopo l’intervento.

È un’operazione simile alla cataratta?

Simile nello svolgimento, ma opposta nella sostanza. La lente fachica intraoculare, infatti, viene inserita sopra al cristallino, mentre nell’intervento di cataratta si toglie il cristallino sostituendolo con una lentina artificiale (IOL). Anche per la cataratta utilizziamo come anestetico un collirio, evitando, quindi di pungere l’occhio. Ciò consente a chi ha problemi di coagulazione di non dover sospendere la terapia abituale. Non si usano più antibiotici sistemici, ma in collirio intracamerulare alla fine dell’intervento, abbattendo di circa 20 volte il tasso di infezione, già di per sé molto basso.

Quante cataratte operate al Santa Croce?

Circa 2800 all’anno. Ultimamente sta salendo la richiesta di impianto di cristallino multifocale ad anelli concentrici, particolarmente adatto alla popolazione giovane. Essendo in grado di correggere anche la presbiopia, evita il fastidio di dover disporre ancora di occhiali per vedere vicino o lontano dopo l’intervento di cataratta”.

 

Claudia Cucco

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